Lila De Nobili

Gatti di Parigi

e d'altrove

A cura di Claudie Gastine, Francesca Simone

Mia-O
2018, 144 pp., 120 ill. a colori
22,5x16,5 cm
ISBN: 9788833670041

€ 17,90  € 17,01
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Quarta

Fin dal XIX secolo, quando Steinlein crea il famoso poster per il cabaret Le Chat noir, i gatti di Parigi sono stati celebrati da pittori, scrittori e artisti in genere. Tra questi, riveste un ruolo importante la pittrice, costumista e scenografa Lila De Nobili (1916-2002), che nel 1945 si trasferisce a Parigi, nel 7° arrondissement, per non lasciarlo più. Lila disegna e dipinge scenografie per la Scala di Milano, l’Opéra di Parigi, il Covent Garden di Londra e molti altri teatri. Chiamata dai più importanti registi e direttori, disegna costumi di scena per personalità del calibro di Maria Callas, Edith Piaf, Audrey Hepburn e Ingrid Bergman. Dopo i moti del maggio 1968, decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura e adotta il suo primo gatto, Ulisse, che vive con lei nell’appartamento di rue de Verneuil. La famiglia felina cresce in fretta e Lila non si stanca mai di ritrarla, in schizzi, disegni, bozzetti e acquerelli. Negli ultimi anni della sua vita, Lila regala la maggior parte di questi lavori, di grande profondità e delicatezza, ad un’amica gattofila, ed oggi questa straordinaria collezione è diventata un libro.

Allegati
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Indice

SOMMARIO

7 Introduzione

11 Biografia

15 Rue de Verneuil

39 Studi e schizzi

71 Ritratti

105 Fantasie e racconti

137 Dominique: un racconto di Lila De Nobili

141 Note

144 Bibliografia

Autore

Lila De Nobili
Pittrice, scenografa, costumista. Nata a Castagnola (Canton Ticino, Svizzera) da padre italiano e madre ebrea ungherese. Si trasferisce a Parigi nel 1945, dove debutta come illustratrice di moda per «Vogue». Nel 1947 diventa famosa come scenografa e costumista: lavora per tutti i più famosi registi del tempo come Raymond Rouleau, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Peter Hall, Giancarlo Menotti. Considerata “l’ultima grande protagonista della scenografia dipinta”, si ritira dalla professione alla fine degli anni Sessanta per dedicarsi esclusivamente alla pittura.