

C’erano una volta le rivoluzioni: eventi grandiosi capaci di produrre la trasformazione sociale attraverso un mutamento di regime politico fondatore di compagini politiche o sociali, religiose o nazionali, e il cui racconto ha continuato poi ad accompagnare nel tempo la memoria di quelle comunità. Grandi narrazioni, perciò, dense di gesta memorabili e ricche di significati, popolate di figure eroiche e tragiche, animate da simboli potenti. Oggi che è entrato in crisi lo schema evolutivo e progressivo di cui le rivoluzioni erano snodi fondamentali (attraverso il modello classico della Rivoluzione francese), oggi che dubitiamo che il futuro sia necessariamente migliore del passato, cosa resta di loro? Come si situano nell’universo complesso del conflitto politico, segnato da guerre civili, rivolte, insurrezioni? Questo libro propone una riflessione su come le rivoluzioni sono state considerate tradizionalmente dagli storici e su come esse possono oggi essere ripensate, in un andirivieni tra i fatti accaduti e la loro comprensione, tra storia e storiografia.
Francesco Benigno
insegna Storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Si è occupato di storia politica europea della prima età moderna, di metodi e concetti della ricerca storiografica e di crimine organizzato e terrorismo in età contemporanea. Tra i suoi lavori recenti: Le parole del tempo. Un lessico per pensare la storia, Viella 2013; La mala setta. Alle origini di mafia e camorra 1859-1878, Einaudi 2015: Terrore e terrorismo. Saggio storico sulla violenza politica, Einaudi 2018.