

A differenza dell’Ulisse omerico che, dopo dieci anni di guerra e dieci di favolose avventure nel Mediterraneo, ritorna a casa e riprende il suo ruolo di figlio, padre, marito e re di Itaca, l’Ulisse dantesco – e sul suo modello quello di Alfred Tennyson, tanto amato in America – è un eroe non solo ingegnosissimo, ma anche supremamente inquieto, che nella sua ardente ricerca del sapere, del nuovo e della felicità trova non la vita ma la morte. Un eroe tragico, la cui esperienza incarna il dilemma di fronte al quale l’ingegno umano, responsabile del vertiginoso progresso scientifico e tecnologico che negli ultimi cent’anni ha cambiato la vita nostra e del pianeta, pone la nostra civiltà oggi.
Lino Pertile
dopo essersi laureato all’Università di Padova nel 1965, ha insegnato in Italia, Inghilterra e Scozia prima di passare a Harvard dov’è ora professore emerito di Lingue e Letterature Romanze. Dal 2010 al 2015 è stato direttore di Villa I Tatti, The Harvard Center for Italian Renaissance Studies. Dal 2015 è socio dell’Accademia Ambrosiana e dell’Accademia dei Lincei. In campo dantesco, oltre a numerosi articoli, ha pubblicato i volumi La puttana e il gigante: dal "Cantico dei cantici" al Paradiso terrestre di Dante (1998), La punta del disio. Semantica del desiderio nella “Commedia” (2005), Dante popolare (2021), e, fresco di stampa, Dante controcorrente (2023).