Avere una bella cera

Le figure in cera a Venezia e in Italia

A cura di Andrea Daninos

Cataloghi di mostre, 1
2012, 160 pp., 64 a colori, 25 b/n
17x24
ISBN: 9788889854822

€ 19,00
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Quarta

La mostra e il catalogo analizzano un campo poco indagato della storia dell’arte, quello delle figure in cera a grandezza naturale, soggetto affascinante, ma al quale non è mai stata dedicata un’esposizione tematica prima d’ora. La mostra, organizzata nel 2012 dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, ha riunito le cere esistenti in Italia prendendo l’avvio dal tema del calco e della maschera funebre, rappresentati da alcuni dogi veneziani del XVIII secolo, testimonianza unica dell’utilizzo di “doppi” in cera nelle cerimonie funebri. Seguono i volti dei santi e dei criminali, due temi ricorrenti nella tradizione ceroplastica. Una serie di dodici busti di santi francescani (provenienti dalla chiesa del Redentore, Venezia) databili al XVIII secolo, in cera con occhi di vetro e capelli veri, costituisce un unicum nell’iconografia religiosa. A questa è contrapposta la serie delle teste di criminali realizzate alla fine dell’Ottocento dall’allievo di Cesare Lombroso, Lorenzo Tenchini. Cinque volti in cera raffiguranti “un caucasico, un giapponese, un mongolo, un etiopico ed un beduino”, sono invece opera del ceroplasta modenese Remigio Lei nella seconda metà del XIX secolo per la collezione etnografica-antropologica di Modena. La sezione centrale è introdotta da due ritratti a figura intera, a grandezza naturale e corredati dalle vesti d’epoca, di bambini veneziani del Settecento. Ricordati da Julius von Schlosser e da Mario Praz, che li paragonava ai protagonisti del Giro di vite di Henry James, e poi dimenticati nei depositi di Palazzo Mocenigo, vengono presentati al pubblico dopo decenni, e stupiranno per la qualità dell’esecuzione e per l’inquietante realismo. Ampiamente rappresentata è poi la scuola bolognese, unica città in Italia dove l’arte del ritratto in cera a grandezza naturale ebbe vasta diffusione, con opere di Anna Morandi Manzolini, Luigi Dardani e Angelo Gabriello Piò. Sono presenti infine opere di due artefici legati alla realizzazione fuori d’Italia di esposizioni di figure in cera. A Joseph Müller-Deym, misterioso nobile austriaco, che nel Settecento a Vienna possedeva un celebre museo delle cere, spetta il ritratto di Maria Carolina di Borbone, mentre del piemontese Francesco Orso, che negli anni della Rivoluzione francese aprì a Parigi un’analoga esposizione di cere, sono esposte le opere realizzate per la corte sabauda. Il catalogo, oltre alle schede delle opere allora esposte, contiene quattro saggi che tracciano una storia dell’utilizzo, produzione, estetica e ricezione dei ritratti in cera in Italia. Questo rimane l’unico volume a raccogliere l’intera galleria dei ritratti in cera presenti in Italia.

Allegati
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Indice

SOMMARIO

13 LE FIGURE IN CERA IN ITALIA: traccia per una storia ancora da scrivere, Andrea Daninos

43 USI E ABUSI DELLA C'ERA D'API NELLA PRIMA ETÀ MODERNA: due apologhi e un assaggio, Guido Antonio Guerzoni

61 MASCHERE DI POTERE: i funerali in effige nella prima Europa Moderna, Giovanni Ricci

69 CERE SCRITTE: L'illusione della materia, Emanuele Trevi

77 CATALOGO